Un grande capo indiano: Geronimo

Geronimo è stato un condottiero nativo americano. Fu uno dei più famosi capi degli Apache (Apaci, secondo Giulio Mainardi) e per oltre venticinque anni guerreggiò contro gli Stati Uniti d’America e la loro espansione a occidente. Scrisse molti libri, tra i quali anche la sua autobiografia My life.

Il nome originario in chiricahua era Goyaalé, letteralmente “quello che sbadiglia”, nato il 16 giugno 1829 ad Arizpe in Messico. Apparteneva alla tribù Bedonkohe Ndendahe Apache, era soprannominato il “Sognatore” per le sue visioni del futuro. Combatté a lungo contro le truppe messicane e il suo gruppo di combattenti rifiutò più volte di riconoscere il governo degli Stati Uniti, questo fece di lui uno dei più temuti capi e combattenti nativi.
Geronimo, per la sua lotta, venne imprigionato due volte: a Fort Pickens in Florida e a Fort Sill in Oklahoma (Oclaoma). Dopo l’ultima scarcerazione, in età avanzata, divenne una sorta di celebrità e iniziò a girare per le fiere che facevano rivisitazione storica delle tribù native.
Morì di polmonite a Fort Sill il 17 febbraio 1909.
Secondo una leggenda, le sue spoglie furono trafugate nel 1918 dalla setta segreta “Skull and Bones” (letteralmente “Teschio e Ossa”) dell’università di Yale, tra gli autori di questo crimine figurerebbe Prescott Bush, padre e nonno dei presidenti americani George H. W. Bush e George W. Bush.
Geronimo appare nel filme omonimo di Walter Hill (1993), più in numerosi fumetti, tra cui nell’episodio “Il vigilante di Pizien Bluff” di Don Rosa, capitolo della Saga di Paperon De’ Paperoni. A lui sono dedicate due canzoni omonime, una degli Shadows (1963) e una degli Sheppard (2014), ma anche Elton John gli tributò un omaggio nella sua canzone “Indian Sunset” (1971).

(Daniel Saja, Edoardo Bianchi, Fabio Colombo, Officina025 ONLUS)