Schiele, una vita bruciata troppo in fretta

La vedo, seduta di spalle. Sola. I capelli raccolti, castano chiaro, quasi arancio. Il vestito che tenta di restare aggrappato alla pelle, mentre continua a scivolare sempre più in basso. I bordi frastagliati, come lame aguzze pronte a lasciare un segno al loro passaggio. D’istinto la donna stringe i gomiti al corpo, mentre le mani cercano un appoggio sul terreno dov’è seduta. Una posa innaturale, stancante. Qualche goccia di sudore inizia a scendere lungo il collo per poi percorrere la schiena, muovendosi tra le scapole, scendendo fino a sparire tra le pieghe di quel vestito bianco. Posso sentire il suono di quella goccia, il suono del suo respiro mentre piega leggermente verso la spalla sinistra la testa, come a tentare di sbirciare per un attimo appena chi la sta guardando. Posso sentire il tepore della sua pelle. Il suo profumo. Il potere di un disegno. In pochi tratti, colori, sento la sensualità e quell’attaccamento alla vita reale, ruvida.

Sento il carattere del suo artista. “Donna seduta di spalle”, una delle tante modelle di Egon Schiele, allievo preferito di Klimt, è del 1917. Una vita, quella di Schiele, breve, morirà infatti a soli ventotto anni, ma ricca di eventi, di opere (circa 340 dipinti e 2800 tra acquerelli e disegni), oltre che di alcol, seduzione e, per un breve periodo, anche di carcere. Dopo quella donna seduta di spalle, nell’aprile del 1918, a Vienna, troverà finalmente fama e riconoscimenti, grazie a un cambiamento di stile nelle sue opere. Un successo che potrà assaporare per poco. Morirà il 31 ottobre di quello stesso anno, tre giorni dopo la moglie più volte dipinta, di spagnola. Giovane, tormentato, Schiele ha vissuto la sua vita senza porsi limiti, senza mai fermarsi a riflettere per un momento. Una vita certo tormentata, non facile, una vita da artista vero, crudo. Una vita vissuta veramente, bruciata​ come carta coperta di benzina, troppo velocemente, il cui lascito è un insieme di opere dal valore inestimabile.

(Marco Emilio Boga)

come carta coperta di benzina, troppo velocemente, il cui lascito è un insieme di opere dal valore inestimabile.