Canzoni contro la guerra: Canzone per Silvia

Spesso le battaglie non si combattono solo con fucili, bombe e carri armati, basta un’arma decisamente più tagliente e subdola: la parola. Questo è ciò che vedremo nel testo di Guccini in Canzone per Silva , ispirata ad avvenimenti realmente accaduti che approfondiremo.

Siamo in America, formata da diversi stati in cui sopra ognuno di essi svetta un cielo diverso che possiamo intenderli come usi, costumi e tavolata leggi a sé. In questo caso diamo attenzione alla Florida, situato nel sud profondo dove la questione razzismo è sempre stata attuale. Ma in questo caso il soffitto della prigione impedisce di ammirare le stelle, per giorni e giorni, il nulla. Oltre le mura si sviluppa una strada sterminata e il solito paesaggio che associamo quando si parla di America con motel, chiese, case, aiuole, paludi ed un deserto animato solo dal vento.

Gli anni trascorsi in cella sono molti e nel ’93, anno di pubblicazione dell’album non erano ancora volti al termine ed a Silvia gli rimane solo di guardare col sorriso ciò che c’è fuori dalle sbarre. E lì fuori c’è tutto il sogno americano, grande e potente, con le sue città e grattacieli nonché il progresso tecnologico, ma per lei non conta nulla questo: all’orizzonte ha solo una prigione federale. Così entra in scena la statua della libertà, simbolo nazionale nel mondo, che accoglie tutti essendo la prima cosa che vedi dal mare, ma essendo reclusa anche questa ha un significato opposto: la reclusione, anzi la grande nazione ha paura di lei, una piccola italiana e soprattutto delle sue idee.

In fondo non hanno paura di questa ragazza bensì dei valori che essa incarna come le diversità, il differire dal pensiero comune e chi si impegna per cambiare le cose, di vuole sperare e per questo sbaglia provocando solo sofferenze. Qui Guccini si scaglia contro gli inquisitori definendoli bigotti e chiedendo la scarcerazione. Si arriva a quella che per me rimane la frase più importante del pezzo: “non è possibile rinchiudere le idee in una galera”, in quanto i pensieri sono contagiosi, capaci di diffondersi rapidamente nel tessuto sociale. Inoltre vene posta anche una domanda: “ci sono idee per cui valga restare là in prigione”? A tutti gli effetti Silvia non ha rubato nulla, non ha ucciso nessuno o frodato l’erario, aveva solo delle idee che non erano compatibili con il pensiero dominante.

Prova ad immedesimarsi nei panni della giovane italiana, il ritrovarsi al mattino svegliata dal sole, i muri che incatenano la nostalgia di libertà e la monotona delle abitudini carcerarie. Nell’ultima strofa ci propone l’immagine di una donna forte che continua a lottare e sperare, in quanto sa di non essere stata abbandonata. Ora la sua battaglia viene diffusa in giro tramite una maglietta su cui si legge la frase: “che sempre l’ignoranza fa paura ed il silenzio è uguale a morte”.

Chi era questa Silvia? E cosa aveva fatto di così deplorevole? Tale Silvia Baraldini ha preso parte negli anni ’60 del movimento di lotta contro la guerra nel Vietnam e poi fino agli ottanta negli Stati Uniti del movimento rivoluzionario di sostegno alle lotte di liberazione nazionale degli afroamericani e dei portoricani. Condannata a una pena cumulativa di 43 anni di carcere, di cui molti passati in isolamento e carceri di massima sicurezza, negli Stati Uniti per i reati di concorso in evasione, associazione sovversiva. Fu processata per i seguenti capi d’accusa: 

  • 20 anni per concorso in evasione di Assata Shakur alias Joanne Chesimard;​
  • 20 anni per associazione sovversiva, con applicazione della legge Rico, originariamente usata per casi di criminalità mafiosa e organizzata, per la quale venivano pagati dalla persona le accuse contestate al gruppo di appartenenza (cosiddetta associazione a delinquere) e per i due preparativi di rapina;
  • 3 anni per ingiuria al tribunale (nel diritto USA Contempt of Court ), per aver rifiutato di fornire testimonianza sui nomi di altri militanti del movimento “19 maggio”.

Il 24 agosto 1999 Silvia Baraldini è stata rimpatriata per scontare in Italia il resto della sua pena, in seguito ad un accordo bilaterale e al trattato di estradizione USA-Italia. Per effetto dell’indulto, Silvia Baraldini è stata infine scarcerata il 26 settembre 2006.

(Antonio Corcillo)

  •  20 anni per associazione sovversiva, con applicazione della legge Rico, originariamente usata per casi di criminalità mafiosa e organizzata, per la quale venivano pagati dalla persona le accuse contestate al gruppo di appartenenza (cosiddetta associazione a delinquere) e per i due preparativi di rapina;  3 anni per ingiuria al tribunale (nel diritto USA Contempt of Court ), per aver rifiutato di fornire testimonianza sui nomi di altri militanti del movimento “19 maggio”. il 24 agosto Silvia Baraldini è stata rimpatriata per scontare in Italia il resto della sua pena, in seguito ad un accordo bilaterale e al trattato di estradizione USA-Italia. Per effetto dell’indulto, Silvia Baraldini è stata infine scarcerata il 26 settembre 2006.