Rime of the ancient mariner, un incontro tra letteratura e metal

Unire letteratura e musica è un compito molto arduo, perché si devono ricercare delle opere, saperle interpretare e poi riuscire a scriverle nuovamente, però adattandole alle metriche della musica.

Gli Iron Maiden erano già riusciti in ciò con “Phantom of the opera”, contenuta nell’omonimo album del 1980 e nel 1984 decidono di riprovarci, ma questa volta andando a riprendere una poesia di Samuel Taylor Coleridge, “La ballata del vecchio marinaio”. “Rime of the ancient mariner” è contenuta nell’album “Powerslave”, un disco che è basato su argomenti storici, si parla della Seconda Guerra Mondiale e anche dell’Antico Egitto, come preannuncia la copertina disegnata da Derek Riggs.

Come pezzo di chiusura, i Maiden decidono di reinterpretare a modo loro l’opera di Coleridge, una poesia che è legata al romanticismo britannico e che fa narrare ad un vecchio marinaio le sue disavventure, intrecciando il suo racconto con elementi ispirati dai miti biblici. E ciò lo si può notare già dalla struttura stessa del poema, suddiviso in sette atti, in cui il marinaio racconta, a un invitato ad una festa nuziale, dei suoi viaggi e delle sue pene.

Il taglio biblico è presente in più punti della poesia, come quando appare l’albatros (poi ucciso dal marinaio, che verrà maledetto da Dio) e diventa un simbolo di salvezza per la ciurma; ma anche la presa dei corpi dei marinai, deceduti dopo la partita a scacchi tra la Morte e la Vita-In-Morte, da parte degli angeli e che aiuteranno il vecchio marinaio a riportare la nave verso il proprio porto; fino alla glorificazione, da parte del marinaio, dei serpenti marini, elogiati per la loro bellezza e Dio, invece di punire il vecchio per aver pregato nel vedere i suoi nemici (mito di Adamo ed Eva, con riferimento alla cacciata dal paradiso terrestre), proverà pena per lui e deciderà di aiutarlo in più modi (la venuta degli angeli, citata poco più sopra).

Nell’opera di Coleridge, nell’ultima parte, il marinaio spiega al convitato che ogni volta in cui si sente angosciato, deve raccontare la sua storia e lo fa come gesto di redenzione per i peccati commessi e per espiare la sua colpa nell’aver consegnato alla morte il resto dei suoi compagni. Quindi, ritornando sempre al significato cristiano dell’opera, cerca di far capire a chi ascolterà il suo racconto, l’importanza della vita e il rispetto per ogni creatura. Infatti, l’invitato al matrimonio, il giorno dopo si sveglierà sì angosciato per ciò che ha ascoltato, ma più saggio.

Nel brano dei Maiden cambiano gli ascoltatori, infatti Steve Harris (bassista del gruppo e compositore del pezzo) fa rivolgere il racconto a chiunque fruirà del disco, quindi facendo parlare il marinaio non ad una persona sola, ma alle più persone che leggeranno le parole del poema riadattato a canzone metal.

Nella canzone, il marinaio non sarà l’unico narratore della storia, anche la voce di Bruce Dickinson diviene narrante ed invita chiunque ad ascoltare le parole del vecchio, ponendo già una prima differenza dall’opera di Coleridge. Un’altra differenza è ovviamente sulla struttura del testo, per esigenze discografiche non si è potuto dividerlo in sette atti differenti, ma si è voluto seguire la cronologia degli eventi dell’opera originale e citando anche alcuni passi di essa. Un esempio può essere trovato nell’intermezzo di basso, tuba e scandito da una voce rauca, sempre di Dickinson che impersona il marinaio, che racconta della partita a scacchi tra la Morte e la Vita-In-Morte che deciderà della sorte dei 200 compagni del vecchio.

Il ritmo del brano è tipico dei Maiden, è presente la famosa “cavalcata” che li ha resi celebri fino al minuto 5 e che tornerà verso il minuto 11.20, poi ci sarà un intermezzo diviso in due: la parte citata sopra con basso e tuba, e un assolo che farà da tramite per riportare il pezzo sul ritmo principale. Questa componente è importante, proprio perché permette agli ascoltatori di entrare nel vivo dell’opera, tanto che sembra di essere dentro la storia e di vivere le avventure insieme al vecchio marinaio. Se si usasse il gergo teatrale, significherebbe portare il racconto oltre la quarta parete e permettere agli ascoltatori di far parte dell’opera.

Il messaggio che la band lancia è uguale a quello di Coleridge, sul racconto ostinato come redenzione per i peccati commessi e per porre una riflessione agli ascoltatori su quanto sia importante rispettare ogni creatura vivente.

Anche se dal vivo viene proposta poco, 13 minuti sono tanti, rimane uno dei pezzi più amati e complessi della discografia maideniana. È sempre difficile trasformare un’opera di un altro autore, in un contenuto proprio nella forma ed originale nel testo, mantenendo comunque una coerenza con i fatti dell’opera principale stessa. Ma il pubblico ha apprezzato questa rivisitazione storica e letterale, tanto che la band stessa, negli album successivi, ha composto altre canzoni basate su fatti storici accertati e reinterpretando altre opere di autori appartenenti al romanticismo o ad altri movimenti letterari britannici e non (come in “Mother Russia”, in cui vengono citate opere letterarie russe scritte da Tostoj e Dostoevskij).     

Rime of the ancient mariner

(Davide Bonamici)