In questo articolo verrà raccontato la storia dei cartelli stradali in Italia utilizzati dal 1959 al 1992, con i relativi aggiornamenti.
Nel 1959 venne emanato il nuovo Codice stradale e venne finalmente data completa applicazione alle disposizioni della Convenzione di Ginevra del 1949; in particolare vennero stabilite nuove regole per quanto riguarda forma, dimensione e colore dei vari segnali stradali, così come la suddivisione nelle varie classificazioni: segnali di pericolo, segnali di divieto, segnali di obbligo e segnali di indicazione.
La segnaletica stradale italiana del 1959 venne disegnata dal fumettista italiano Michele Arcangelo Iocca.
I segnali di pericolo hanno forma di triangolo con vertice verso l’alto (tranne il segnale di Dare precedenza e le croci di Sant’Andrea); hanno il fondo bianco e bordo rosso con simboli neri. I segnali di pericolo sono solitamente situati alla distanza di 150 metri dal punto da segnalare.
I segnali di divieto hanno forma di disco. La maggior parte dei segnali ha bordo rosso, fondo bianco e simboli neri ma sfuggono a questa regola i segnali di fine prescrizione (che hanno fondo bianco, barra nera e simboli grigi) e quelli di divieto di sosta, che sono di colore rosso e blu. Devono essere situati nel punto in cui ha inizio il divieto, eccezione fatta per quelli indicanti un limite di velocità e il divieto di svolta che devono essere posti
qualche metro prima del punto da indicare.
I segnali di obbligo hanno forma di disco. La maggior parte dei segnali ha fondo blu e simboli od iscrizioni bianche anche se vi sono alcuni segnali che sfuggono a tale regola ed utilizzano i colori bianco, nero e rosso. Devono essere situati nel punto in cui ha inizio il divieto, eccezion fatta per quelli indicanti le direzioni consentite che possono essere posti qualche metro prima del punto da indicare.
I segnali di indicazione si suddividono in: segnali di indicazione semplice, segnali di preavviso di bivio, segnali di direzione, segnali di località, segnali di conferma, segnali di identificazione di strade, segnali di inizio, ripetizione e fine del diritto di precedenza, segnali turistici.
Le segnalazioni utilizzate per la regolamentazione del traffico sono divise in sei categorie: semafori veicolari tricolore, frecce semaforiche veicolari aggiuntive, semafori pedonali, semafori tramviari, segnali luminosi
temporanei e luci gialle e luci rosse lampeggianti.
Per quanto riguarda i semafori tricolori venne stabilito che la luce rossa si trovasse in posizione superiore, quella gialla in posizione intermedia e quella verde in posizione inferiore; il verde acceso da solo indica di procederei, il giallo indica di sgomberare l’incrocio ai veicoli che si sono già immessi nell’incrocio o di fermarsi ai veicoli che non sono ancora entrati, infine il rosso indica l’arresto.
Negli anni ci furono vari aggiornamenti, alcuni molto corposi, altri che trattavano elementi marginali, tra cui: la circolare n. 9540 del 1969 sulla segnaletica autostradale, la circolare n. 2730 del 1971 sulle autostrade metropolitane, la circolare n. 400 del 1979 sulla segnaletica urbana di indicazione e la circolare n. 1515 del 1981 sui nuovi segnali stradali di indicazione.
I segnali previsti dal Codice della Strada del 1959 rimasero in vigore fino al 1990 quando la maggior parte di essi vennero sostituiti da un nuovo set di segnali. Quando due anni più tardi il Codice della Strada del 1959 venne abolito e fu emanato il Nuovo codice stradale, attualmente in vigore, tale codice confermò (con alcune aggiunte) la segnaletica inaugurata nel 1990.





(Daniel Saja, Edoardo Bianchi, Fabio Colombo, Officina025 ONLUS)