La storia di un brigante aretino: Federigo “Gnicche” Bobini

Federigo Bobini detto Gnicche è stato un brigante e uccisore italiano. Nacque ad Arezzo il 13 giugno 1845 da una famiglia umile, fin da bambino ebbe un carattere ribelle.

Il soprannome Gnicche probabilmente deriva dal coltello a serramanico detto a “cricche”, e il soprannome gli venne dato dagli abitanti di Santa Croce, la zona di Arezzo in cui risiedeva.

Il primo reato avvenne nel 1864 a 19 anni, quando derubò il padre Sebastiano per soldi. Negli anni a venire si distinse per numerosi reati tra cui furti, rapine e omicidi. Portava come armi un coltello a serramanico e una rivoltella. Si racconta che uccise un carabiniere, una donna e un uomo.

Di lui si narra che fosse molto galante con le donne, e fosse bravo a giocare a carte fregando le persone che giocavano con lui. Si racconta anche che rubasse i soldi ai ricchi per darli ai poveri, come Robin Hood. Un’altra sua passione era il ballo e si racconta che derubò una donna dei suoi vestiti per poter andare a ballare vestito da donna, e non farsi scoprire dai carabinieri.

Morì a Civitella in Val di Chiana il 14 marzo 1871 a colpi di carabina. Dopo la sua morte, il cantastorie e poeta contadino Giovanni Fantoni da Ponte Buriano scrisse nel 1871 la storia di Gnicche in ottave, e nel testo compariva l’anglicismo “revolver” per almeno 4 volte, e non compariva neanche una volta il traducente “rivoltella” dato che a quell’epoca non era ancora di uso comune. “Revolver” è l’unico anglicismo presente in quel testo.

Il brigantaggio è un fenomeno criminale legato alle attività di bande che infestavano campagne e vie di comunicazione. Tale pratica fu in uso in Italia tra la fine del settecento fino a poco dopo l’unificazione d’Italia, avvenuta nel 1861.

  1. Federigo “Gnicche” Bobini (Arezzo, 13 giugno 1845 – Civitella in Val di Chiana, 14 marzo 1871)

(Daniel Saja, Edoardo Bianchi, Officina025 ONLUS)