La chiusura di una trilogia: I’m gonna be a nobody di Fintoscord

Dopo l’uscita di I’m gonna be ok e I’m gonna be a pirate, Fintoscord ha pubblicato il 2 giugno la dirompente I’m gonna be a nobody, un elogio all’essere nessuno in un mondo dove tutti cercano di essere qualcuno, perché questa seconda componente crea una schiera di “nessuno”.

La prima strofa narra di quanto lascerebbe indifferenti gli altri una sua eventuale dipartita, perché la sua morte sarebbe una delle tante e molti arriverebbero addirittura a disertare il suo funerale per le cose più futili (come Mentana in replica). Giunge il ritornello, ancor più autobiografico ed ironico, in cui l’autore cita il disturbo ossessivo-compulsivo e una serie di comportamenti della sfera relazionale.

Nella seconda strofa si parte dal funerale, disertato anche dal prete, per poi parlare di alcuni “nessuno” della cultura popolare: come il continuo rifiuto di Lisa Simpson nei confronti di Milhouse Van Houten, o il non ricevere dissing perché troppo “simp” o “cringe per la rete”, che risalta ancor di più il suo essere anonimo nelle altrui vite.

Dopo il secondo ritornello, uguale al primo, arriva la terza strofa, in cui il testo si fa ancor più pungente e dirompente. In un mondo che cerca di mettere tutti contro tutti, l’autore si vanta di non valere niente e di essere un caso umano, fino a dire che nel proprio CV si trova la voce “sfigato” tra le skill. In questi ultimi versi si ritrovano le metriche a cui erano legati gli Articolo 31 e J-Ax, sembra un omaggio a Senza dubbio soprattutto quando Fintoscord elenca alcune sfortune o situazioni che lo portano ad essere antisociale (la macchia sul vestito al matrimonio, il Sole che va in eclissi e il fare il fotobomber nei selfie dei turisti).

Il brano, come gli altri due precedenti, unisce forti rime rap ad un sound tipico del punk rock, dovuto al lavoro alla batteria di Marco Rosellini e a chitarra e basso di Gianluca Dall’Osto. La canzone è una forte presa di coscienza sul proprio status, ma anche su quello di tante persone, così impegnate nella ricerca di un proprio posto nel mondo e spesso relegate ad una schiera di nessuno, perché il mondo stesso non premia tutti allo stesso modo e rende dei nessuno anche persone di grandi valori o con tante grandi ambizioni dietro le proprie buone intenzioni.

I’m gonna be a nobody è un elogio all’essere un nessuno, con una forte critica a questo mondo che mette qualsiasi persona in competizione con l’altro, dimenticando che con un po’ più di empatia tutti potremmo avere il nostro posto in mezzo a questo caos e che forse bisognerebbe uscire da questa logica fratricida in cui ogni persona è un potenziale rivale da distruggere nella nostra corsa per essere un “qualcuno”.

(Davide Bonamici)