Guernica, la luce della verità

Una donna che tiene tra le braccia il figlio morto. Un’altra che alza le braccia al cielo in una supplica, mentre palazzi bruciano. Mentre la devastazione impera. Potrebbe essere un’immagine della guerra di oggi in Ucraina. È il potere immortale dell’arte. La potenza di Pablo Picasso. È Guernica. Era il 1° maggio del 1937 quando l’artista iniziò a pensare a questo quadro. Pochi giorni prima Hitler aveva fatto radere al suolo la cittadina spagnola di Guernica. Era la prima distruzione di un centro abitato con un atto di guerra aerea, con un bombardamento. La morte che veniva dal cielo, colpiva nel cuore della notte e pioveva su tutti, giusti o ingiusti che fossero. Le bombe colpiscono alla cieca, non facendo distinzione alcuna. Questo quadro rappresenta un manifesto di protesta contro la violenza, la guerra in ogni sua forma. Il toro, la forza bruta, gli aerei nazisti che piegano ogni cosa al loro passaggio, che lo fanno con il fuoco, distruggendo ciò che di più caro si ha. Il cavallo, il simbolo di una nazione, quella spagnola, sconfitta. Una figura che alza le braccia al cielo in un palazzo avvolto dalle fiamme, il rimando alla figura classica del dipinto ‘Incendio di Borgo’ di Raffaello o a Goya nel suo ‘3 maggio 1808’ e quell’uomo che sta per essere fucilato. Una madre che tiene tra le braccia il figlio morto, un rimando a Correggio e al suo ‘Compianto sul Cristo morto’. Le grida che sembrano uscire dal quadro. Gesti di dolore che ripercorrono la storia dell’arte e le vite di migliaia di persone che hanno vissuto momenti tragici. Atti che non possono passare sotto silenzio e che verranno sempre illuminati da quella donna che entra dalla finestra in alto, cioè la verità. Una verità che mostrerà sempre la storia per quello che è, che mostrerà sempre quanto accaduto agli occhi del mondo ora e nei giorni a venire. Simboli e rimandi al classicismo che elevano l’opera a messaggio politico e non ad arte fine a se stessa. Perché non importa se la guerra, ogni guerra, sia giusta o sbagliata. A pagarla, nei giorni nostri, saranno sempre i civili. E resterà sangue, resteranno corpi lacerati dalle bombe. Resteranno soltanto cadaveri e macerie. L’unico vero risultato di ogni guerra.

(Marco Emilio Boga)