Breve storia della lingua italiana

L’italiano è una lingua romanza, cioè una lingua derivata dal latino, che appartiene alla famiglia delle lingue indoeuropee. L’indoeuropeo è una lingua virtuale: essa cioè non è storicamente verificata, ma è stata ricostruita
retrospettivamente a partire da differenti lingue, sia moderne che antiche.

Le origini della lingua italiana sono infatti Fiorentine, l’italiano nasce a Firenze grazie alla diffusione del suo volgare durante il Medioevo. Il primo documento in lingua volgare italiana fu il Placito di Capua, risalente
tra il 960 e il 963 d.C.

Uno dei padri fondatori della lingua italiana fu Dante Alighieri, che diffuse al volgare fiorentino, questa tradizione fu portata avanti anche da altri letterati toscani come Petrarca e Boccaccio. Il primo letterato ad esprimersi con un italiano molto simile a quello moderno fu San Francesco d’Assisi, che basandosi sul volgare umbro compose il Cantico delle Creature, la sua opera più importante.

Nel Cinquecento, grazie al letterato Pietro Bembo, che s’ispirò agli autori toscani, l’italiano divenne il modello linguistico più noto per i letterati italiani.
Tra il Settecento e l’Ottocento l’italiano si mischiò con il francese, dando vita a molti dialetti settentrionali, che riprendono entrambe le lingue.

Secondo alcuni studi, condotti da Arrigo Castellani, si stima che nel 1861, all’Unità d’Italia, la percentuale di persone in grado di parlare in italiano era di almeno il 10% (2.200.000 circa), in cui la maggioranza era rappresentata dai toscani, considerati italofoni per “diritto di nascita”. Invece, 435.000 persone
erano gli “italofoni per cultura”, ovvero coloro che avevano appreso la lingua grazie allo studio scolastico.

Alessandro Manzoni ebbe il ruolo, nella sua opera “I promessi sposi” (1842), di elevare il fiorentino come modello di riferimento linguistico. Facendo ciò permise la nascita di un vocabolario, che Manzoni stesso si premurò di diffondere anche nelle opere successive.

Nel Novecento i mezzi di comunicazione di massa fecero in modo di portare nell’uso comune la lingua italiana, la politica fascista tra gli anni Venti e Quaranta tentò addirittura di sopprimere violentemente i dialetti, ma questo prospetto fallì e dal secondo dopoguerra l’italiano e i dialetti tornarono a convivere. Oggi, nel terzo millennio, l’italiano è parlato a un buon livello dalla popolazione italiana.

L’italiano nel mondo è seconda lingua nazionale in Uruguay (o “Uruguai”), ma è anche molto diffuso in Svizzera (cantoni Ticino e Grigioni), San Marino, Città del Vaticano, Slovenia (Litorale-Carso), Croazia (Istria e Dalmazia), Ordine di Malta, molti Stati dell’Unione Europea. Per via del colonialismo l’italiano si diffuse anche in Somalia ed Eritrea, per cause migratorie la lingua è compresa e parlata anche in Albania, Brasile, Malta, Argentina, Libia, Australia.

(Daniel Saja, Edoardo Bianchi, Fabio Colombo, Officina025 ONLUS)