Alla scoperta del dialetto varesino

Il dialetto è una lingua che si contrappone a quella nazionale. Il dialetto varesino (detto anche “dialetto varesotto” o localmente “dialetto bosino”) è un gruppo di diversi dialetti appartenenti al ramo occidentale del tipo lombardo delle lingue romanze. Il dialetto varesotto si parla, nelle sue diverse gradazioni, a Varese e in tutti i comuni dell’area centro-settentrionale della provincia varesotta, e nei comuni di Castelletto Ticino (provincia di Novara) e di Mozzate, Carbonate e Locate Varesino (provincia di Como). Ad esempio il pomodoro si dice “tumàt”, la casa si dice “cà”, la sedia si dice “cadréga”, la luce si dice “ciàr”, la donna o moglie si dice “dona”, l’uomo o marito si dice “òmm”, la mela si dice “pom”, le patate si dice “pomm da tera” o “patàti”, i carciofi si dice “articiocc”, il topo si dice “ratt”, uno si dice “vün”, due si dice “düü”, tre si dice “trî”, quattro si dice “quáter”, cinque si dice “cínc”, sei si dice “sês”, sette si dice “sètt”, otto si dice “vòtt”, nove si dice “nœf” e dieci si dice “dês”. Per quanto riguarda le caratteristiche del dialetto, si usano spesso le vocali (â, ê, î, ö, ü) con l’accento circonflesso e le consonanti (c, s). La consonante “c” viene usata come finale di parola (es. lacc, “latte”) mentre la “s” è sonora come in “casa” e si può distinguere da quella aspra come in “sole” tramite il raddoppio. È molto simile al dialetto milanese, al dialetto verbanese e al dialetto ticinese.

(Daniel Saja, Edoardo Bianchi, Officina 025 ONLUS)